CASTELSEPRIO DAL 1287 AD OGGI

 

 

La Comunità di Castel Seprio, privata della possibilità di risiedere nel borgo e avendo perso, con la distruzione di quest'ultimo, ogni diritto burgense, fu costretta a trovare sede nel vecchio Vico Seprio riassumendo i diritti propri delle semplici Comunità rustiche o contadine.

Le rovine del castello, per qualche tempo, furono ancora frequentate, sia per il fatto probabile che i vecchi proprietari immobiliari ne avessero mantenuto il mero possesso del suolo, sia perché fra queste rovine la plebana di S. Giovanni e le altre chiese esistenti erano state mantenute in funzione dal clero relativo.

L'importanza del luogo per l'organizzazione religiosa del territorio era tale che non mancarono, negli anni a seguire, elementi di rinnovamento degli interni: in S. Maria foris portas, nell'abside centrale, reintonacata, fu posto centralmente un quadro raffigurante un Presepe che si ritiene di scuola padana e una Madonna allattante nella maniera del Luini: la prima oggi è conservata nella chiesa parrocchiale di Carnago, la seconda in quella di Castelseprio. Anche la chiesa del Convento di S. Giovanni fu affrescata nel '400 con una Pietà. Sono queste le ultime espressioni di vitalità del luogo: dopo di allora ebbe inizio un abbandono e un declino che durarono fino alla riscoperta degli antichi affreschi di Santa Maria foris portas avvenuta nel 1944. Del resto, le monache del monastero sorto nel baluardo di Torba nell'ottavo secolo emigrarono verso luoghi più ospitali, trasferendosi definitivamente a Tradate nel 1497 e, con il passare del tempo, anche gli ecclesiastici di San Giovanni Evangelista cominciarono a disertare sempre più il luogo, accentuando una tendenza già più volte manifestata in passato.

Le case canonicali furono abbandonate definitivamente sul finire del' 500, su espressa richiesta del clero, il quale non gradiva di rimanere ad abitare una zona sempre più inselvatichita ed inospitale, anche se ricca di grande prestigio nel passato. Nel 1582 infatti, l'Arcivescovo di Milano Carlo Borromeo decideva di trasferire la Prevostura e i Canonicati di S. Giovanni Evangelista nella non lontana chiesa di S. Martino di Carnago, lasciando che in S. Maria foris portas rimanesse invece alloggiato un semplice cappellano, poi allontanatosi dal luogo a propria volta.
D agli atti delle visite pastorali dell'arcivescovo di Milano risulta che dal 1569 solo una casa accanto alla basilica di S. Giovanni era abitata da un certo Monella che conservava i paramenti liturgici.

E così le prerogative della chiesa di Castelseprio passavano alla vicina Carnago e da quel momento, malgrado varie disposizioni date dagli inviati del Cardinale Federico Borromeo, non solo gli edifici sacri non vennero più riparati, ma, anzi, divennero, insieme agli altri ruderi, cave di pietra per costruzioni nuove sorte nei paesi del circondario.

La popolazione di Castelseprio che si salvò dall'attacco proditorio di quel marzo 1287, emigrò a Nord-Ovest del Castrum dove si unì alla comunità di Vicoseprio. La chiesa più antica conservata fino ad oggi è S. Maria Rotunda, della seconda metà del quattrocento, posta su una piccola altura e con le spalle rivolte alla Valle Olona, che conserva interessanti affreschi.

La chiesa parrocchiale odierna, dedicata ai Santi Nazario e Celso, di antica fondazione, nell'800 venne ristrutturata con il cambiamento anche del suo orientamento. Per la sua ristrutturazione venne spogliata l'antica basilica di S. Giovanni, azione che comportò diffide da parte ecclesiastica.

Nel 1842 per lo Stato e nel 1911 per la Chiesa, Vico Seprio mutò nome in Castel Seprio. Aggregata a Carnago nel 1928, la locale comunità avrebbe ritrovato una sua autonomia amministrativa solo nel 1947.