IL XII SECOLO
Dopo la nomina
di Federico I di Svevia, detto il Barbarossa, ad imperatore di Germania, quest’ultimo
si pose l’obiettivo di riconsolidare il potere nei confronti dell’influenza
pontificia e delle nuove organizzazioni comunali che rivendicavano l’autonomia
locale e rimettevano in discussione alcuni diritti di natura economica propri
dell’imperatore ( le regalie).
Milano aveva preteso di esercitare la giurisdizione sul comitato di Lecco, sulla
Martesana, sul comitato del Seprio e sui territori di Como e di Lodi, esigendone
le tasse sui beni immobili, il dazio fluviale e quello terrestre.
Il Barbarossa, dopo la sua incoronazione a Pavia e a Roma del 1155, emanava
un proclama in cui vietava a Milano di riscuotere contributi e di coniare moneta.
Il comune lombardo non osservò le disposizione date dall’imperatore,
il quale calò in Italia accompagnato dal Re di Boemia e dal Duca d’Austria.
I milites sepriesi si allearono con il Barbarossa allo scopo di ottenere da
quest’ultimo la restituzione dell’indipendenza persa nei confronti
degli Arcivescovi milanesi.
Milano viene sconfitta e distrutta per ordine del Barbarossa ( 25 marzo 1162).
La politica feudale dell’imperatore non produsse gli effetti attesi dai
suoi sostenitori sepriesi tanto che questi ultimi giurarono il 20 marzo 1168
fedeltà all’Arcivescovo Galdino, difensore delle libertà
comunali e si misero a disposizione dei consoli milanesi.
Durante la sua quinta calata in Italia, Federico il Barbarossa venne sconfitto
dalla Lega Lombarda a Legnano il 29 maggio 1176 e fu costretto a concedere l’autonomia
alla città di Milano e a quelle settentrionali, riconoscendo giuridicamente
il Comune cittadino il quale metterà in discussione gli antichi diritti
e privilegi esercitati dai feudatari, dagli ecclesiastici e dai laici nelle
campagne.
Per quanto riguarda il Castrum di Castelseprio, questo doveva essere in condizioni
disastrose se l’imperatore non osò mai mettervi piede nemmeno la
notte precedente la giornata di Legano quando, pur trovandosi con le sue milizie
in questa zona, preferì correre il rischio di sostare in un abitato senza
difese come quello di Cairate.
Passato il Contado sotto Milano a seguito del privilegio di Costanza (1183)
e del trattato di Reggio (1185), Castel Seprio, ormai del tutto abbandonato
dagli antichi Conti, tornò nuovamente al centro dell’attenzione.
Anche se il nuovo assetto viario della zona aveva visto sia la ripresa della
direttrice Milano – Varese ad oriente dell’Olona, sia l’aprirsi
fra Varese e Gallarate di un collegamento lungo la valle dell’Arno, escludendo
così Castel Seprio, quest’ultimo venne fatto sede amministrativa
di un territorio esteso dal Tresa e dal Ceresio alla brughiera gallaratese e
dalle sponde del Verbano alle rive del Seveso.
L’antico castrum venne inoltre riattrezzato come pubblico fortilizio dal
Comune di Milano tanto che lo stesso poté far fronte a ripetuti episodi
bellici negli ultimi anni della propria esistenza. Le antiche difese vennero
probabilmente restaurate, l’adiacente abitato, ingranditosi nel tempo,
venne trasformato in antemurale delle stesse ed infine un complesso sistema
di estesi fossati periferici fu scavato per potenziare le difese del complesso.La
ristrutturazione del castrum in guisa di rocca non dovette interessare ogni
struttura ma soltanto la cerchia principale di mura con le relative torri.Il
saliente non venne recuperato con ogni probabilità perché a valle
si era già da tempo costituito il monastero benedettino di Santa Maria
di Torba. Al contrario, le difese che davano ad occidente dovettero essere potenziate
notevolmente per scongiurare il pericolo di un attacco che da qui sarebbe risultato
fatale per la rocca.In quest’ottica potrebbe essere visto un potenziamento
del fossato antistante il vecchio originario accesso al castrum e la costruzione
delle pilae di un ponte ad impalcato ligneo che lo attraversava.Due altri lunghi
fossati vennero poi scavati parallelamente e ad una certa distanza dal bordo
della valle Olona. L’abitato di Castel Seprio non doveva avere in origine
un preciso limite che venne imposto solo con la sua trasformazione in antemurale
della rocca.
Alcune fondazioni affioranti davanti al fossato ed alle pilae del ponte che
portava alla porta della rocca, indica che almeno in questo punto il limite
fu un muro in pietrame varcato da un passaggio. Il resto della cerchia, al contrario,
potrebbe essere stato costituito dalle mura esterne delle costruzioni che vi
si accostavano e da un bastione in terra che completava le eventuali lacune.
Oltre all’apertura verso la rocca se ne dovevano avere almeno altre tre:
una a sud verso Vico Seprio, una ad occidente, in direzione di Carnago ed una
a settentrione, poco sotto Santa Maria foris portas, in direzione di Gornate.